10/09/2008
                        

Il PD siciliano ha un governo ombra, è un piccolo esercito di dirigenti. Non solo ministri ombra, anche sottosegretari ombra…

10 settembre 2008
 

Devono essere stati consigliati dallo straordinario successo che ha avuto il governo ombra nazionale, non si spiega diversamente la nascita del governo ombra siciliano, che anticipa ogni altra regione italiana. Un bel risultato, non c’è che dire. Si erano avute delle avvisaglie corpose prima delle ferie estive, il coordinatore regionale Francantonio Genovese aveva manifestato la volontà di dare vita a questo organismo, ma la coda velenosa della campagna elettorale e la richiesta pressante di mandare a casa l’intero gruppo dirigente, poi rientrata, avevano posto in secondo piano l’obiettivo, ma si capiva lontano un miglio dai toni usati che ce l’avrebbe fatta.

Il governo ombra siciliano assomiglia, invero, a un’assemblea, il vecchio comitato regionale dei partiti, una cosa a mezzo fra il seminario permanente e l’organo consultivo di un partito tradizionale, ma è solo una sensazione, l’annuncio è inequivocabile, si tratta di governo ombra e così è stato riferito dalle testate d’informazione.

L’accostamento è stato suggerito dal fatto che ai vari dipartimenti sono stati designati più responsabili. Essendo abituati a concepire il governo come un organismo in cui ogni componente ha un solo incarico, è comprensibile la perplessità iniziale.

Ogni settore della vita pubblica siciliana è stato preso in considerazione, non è stato lasciato niente fuori. Il dipartimento può contare sull’apporto di due o tre responsabili. E’ possibile perciò che i dipartimenti avranno un’articolazione interna.

Se si sceglierà la formula ministeriale, assisteremo alla designazione di un ministro ombra e di sottosegretari ombra; altrimenti ogni area sarà sottoposta ad ulteriori trattamenti. Per esempio, gli enti locali potrebbero essere divisi – tiriamo a indovinare - fra aree metropolitane e comuni con più di 50 mila abitanti. Nel caso in cui il dipartimento si avvalga di ben tre unità, risorse umane in abbondanza, l’articolazione sarà ancora più accurata.

Occorre verificare se le intenzioni del gruppo dirigente del PD siciliano siano di realizzare una struttura orizzontale o verticale; nel caso che si propenda per l’orizzontale, non ci dovrebbe essere un rapporto gerarchico, da ministro a sottosegretario per intenderci, mentre se si sceglie la verticalità, allora sì, prevarrà il ministro ombra sul sottosegretario ombra, o il responsabile politico sui suoi collaboratori. L’articolazione orizzontale presuppone, dunque, una ulteriore assegnazione di responsabilità, sul quale potrebbe sorgere la necessità di un approfondimento.

Non si può dall’oggi al domani affidare responsabilità di tal rilievo senza una riflessione.

Il trattamento ministeriale e l’articolazione politica, se si rimane in orizzontale, esclude una diversità di vedute. Si andrebbe avanti spediti.

Pare che si sia lasciati alle spalle la questione della provenienza culturale. Il sospetto che la pletoricità del governo ombra sia stata suggerita proprio dalla presenza di due componenti storiche nel nuovo partito, ex Dc ed ex PCI, ex Margherita ed ex Ds, dovrebbe presto essere fugato. Molto dipenderà dalla discesa in campo del governo ombra.

La pletoricità del governo ombra giustifica qualche perplessità, ma nulla di più; basta considerare che il governo ombra non sarebbe mai potuto nascere da un partito ombra, e un partito ombra, cioè inesistente, non avrebbe potuto concepire un governo ombra.

C’è chi si chiede,attardandosi sull’argomento, se il numero strabocchevole di membri del governo ombra sia da addebitare alla necessità di accontentare un sacco di gente. Illazioni, naturalmente. Quando i dirigenti del PD siciliano arrivano alla soglia dell’uscio ci rimangano a lungo perché c’è una lunga trattativa su chi debba superare per primo la soglia, nel senso che tutti vorrebbero che fosse l’altro ad entrare riconoscendogli ruolo e prestigio. Grande fair play, dunque.

Il governo ombra prenderà possesso degli scranni virtuali entro breve tempo, prima che si svolgano le elezioni europee. Al debutto Francantonio Genevose, che dovrebbe assumere il ruolo di capo del governo ombra, ha chiesto conto e ragione sugli sprechi di denaro pubblico e ha preteso che il Presidente Lombardo attribuisse al malgoverno la responsabilità.-

Non è stato accontento, ma non fa niente.

La richiesta rimane agli atti.

L’aspra requisitoria di Genovese lascia presupporre che il governo ombra siciliano voglia mettere a dura prova la tenuta della giunta Lombardo.

Il PD deve ora organizzare il governo ombra onde evitare contrapposizioni. Raddoppio delle marcature sì, confusione no.

Quando sono i due assessori-magistrati a scendere in campo, il raddoppio delle marcature appare da preferire, nel caso in cui siano gli altri assessori, invece, sarebbe uno spreco utilizzare due o tre unità. Le risorse non vanno disperse e la partita è lunga.

Sulle questioni tattiche si siederanno a tavolino nei prossimo giorni?

Comunque sia, non si è lontani dalla verità se si annuncia la nascita di una opposizione organizzata.

Chi teme che non faccia ombra a nessuno, è fuori strada.

I nomi e gli incarichi nel governo ombra del PD siciliano

Dipartimento politiche economiche: Franco Piro (federalismo fiscale programmazione e risorse), e Salvatore Scannella, commercialista nisseno (Federalismo, credito e fondi comunitari); Bartolo Fazio, ex senatore, che si occuperà di politiche per il mezzogiorno, e Pino Apprendi, deputato regionale che lavorerà su antiracket e antiusura e dividerà il dipartimento Legalità con Antonio Borrometi. Completano la squadra del governo ombra: Antonella Fucile, Mirella Abela, Maria Fasolo e Caterina Agate (politiche sociali), Andrea Piraino e Giuseppe Provenzano (enti locali), Rosalba Bellomare e Savino Pantuso (Cultura e Turismo), Piero David (giovani e sport), Stefania Scolaro e Vittoria Casa (scuola Università e ricerca), Aurelio Angelini e Rosi Garofalo (politiche ambientali), Lillo Accursio (agricoltura), Giuseppe Girlanda e Alfonso Cirrone Cipolla (lavoro e formazione), Salvatore Raiti e Piero Luparello (sanità), Salvatore Trimboli e Maurizio (lavori pubblici e trasporti), Giuseppe Salerno e Dario Safina (attività produttive) e Milena Rotella per le politiche di genere e le pari opportunità.